Deutsche Bank patteggia con gli Stati Uniti e ammette, in questo modo, il suo coinvolgimento nella questione dei mutui subprime, che sono costati ai due istituti di credito implicati 12 miliardi di dollari in sanzioni. Deutsche ha quindi deciso di procedere con il patteggiamento per risolvere la disputa e per non indebolire maggiormente le sue già lacunose casse. Si tratta di una cifra molto inferiore rispetto ai 14 miliardi di euro di sanzione che erano stati prospettati ma, in ogni caso, il patteggiamento dimostra la volontà degli USA di chiudere la questione identificando un responsabile chiaro dei danni apportati al suo sistema economico.
I termini dell’intesa prevedono che la Deutsche Bank 3.1 miliardi di dollari nell’arco dei prossimi cinque anni e fornisca 4.1 miliardi di dollari a sostegno dei consumatori americani. Quest’ultima è una misura che potrà concretizzarsi con le modifiche ai finanziamenti o con forme alternative di assistenza ai mutuati o ai proprietari delle case, ma anche con iniziative che saranno determinate in corso d’opera. La sanzione peserà sulle casse del colosso bancario tettonico nella misura di 1.17 miliardi di dollari nel quarto e conclusivo trimestre del 2016, mentre l’impatto complessivo della maxi multa potrà essere definito in base ai termini dell’accordo, quindi non dovrebbero interferire con l’esercizio finanziario del 2016.
Deutshe Bank: andamento in Borsa
La questione subprime : la situazione
L’altro istituto di credito implicito è Credit Suisse, che ha raggiunto un accordo con il Ministero della Giustizia Americano in merito alla questione dei mutui subprime. La multa che verrà pagata ammonta a 2.48 miliardi di dollari e a questa somma verranno aggiunti, come accade nel caso di Deutsche Bank, ulteriori fondi di 2.8 miliardi a sostegno dei mutuatari e dei consumatori. Si tratta, a conti fatti, del risultato del richiamo all’ordine effettuato dal governo USA in merito al comportamento delle banche sui mutui subprime, chiamate a rispondere del crollo del mercato immobiliare statunitense del 2008.
Argomenti simili sono stati sostenuti anche per colpire Barclays Plc, per i comportamenti attuati nel periodo compreso fra il 2005 e il 2007, quando avrebbe sistematicamente occultato il carattere dei rischi delle persone alle quali aveva elargito l’accesso al credito. La condotta mirava all’aumento del valore in borsa dei titoli dell’istituto di credito e ha apportato un immediato beneficio alla banca inglese, che si è però rivelato una bolla speculativa, che ha portato il mercato dei mutui americano a scoppiare a dare il via alla crisi economica che ha interessato l’economia mondiale.