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Ferrari lancia il primo bond

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Anche se le vetture prodotte sono decisamente ‘da sogno’ e il brand è conosciuto in tutto il pianeta, Ferrari soffre di una scarsa autonomia dall’azionista di maggioranza. Questo è il verdetto pronunciato da Standard Ethics, che ha posizionato il gruppo sotto rating nella fase di inserimento allo Standard Ethics Italian Index. Si tratta di un giudizio non certo positivo, che giunge nella giornata di presentazione del primo bond emesso dal gruppo, ovvero un progetto di emissione obbligazionaria dal valore complessivo di 500 milioni di euro che sarà completato entro la fine di giugno dell’anno in corso.

Se il presidente del gruppo Sergio Marchionne ha definito le condizioni di mercato ‘decenti’ alla viglia della manovra economica, la domanda di bond sul mercato è in decisa salita, perché dati alla mano la scorsa settimana sono state vendute obbligazioni per 15,69 miliardi, una cifra che ha fatto registrare il massimo annuale da marzo. L’emissione obbligazionaria fa quindi seguito ad un finanziamento bancario dell’ammontare di 2,5 miliardi, che sono serviti per pagare il maxi dividendo in anticipo rispetto alle quotazioni.

L’obiettivo del presidente Marchionne è di arrivare al 2019 senza debiti di sorta. Si tratta di una mission legittima e che non è stata discussa da Standard Ethics che ha però bollato il rating della casa di Maranello con una ‘E’, riconoscendo al contempo l’eccezionalità dei prodotti trattati e l’unicità del modello produttivo. Le debolezze che hanno influito sulla votazione devono essere ricercate nella governance, perché Ferrari è ‘strutturalmente sinergica’ all’azionista di maggioranza, e questo fatto può tradursi in uno scenario negativo.

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Buone le intenzioni quindi, ottimo il prodotto, ma troppa dipendenza dalla governance secondo gli esperti di rating, dove il legame si rivela essere embrionale per quanto riguarda le funzioni apicali e l’organizzazione, ma anche l’ambito del voto a causa del sistema multiplo consentito dalla legislazione olandese. La dipendenza potrebbe quindi tradursi in scenari positivi se si verificassero collaborazioni commerciali o produttive fruttuose, ma anche con la condivisione delle risorse. Ma lo scenario cambierebbe se una controllata non fosse più in grado di operare in autonomia, situazione statisticamente realizzabile e che ha convinto gli esperti di Standard Ethics a porsi molti dubbi sulla sostenibilità a lungo termine della casa di Maranello.

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