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Petrolio: Iran e Qatar, problemi da risolvere


La riduzione delle esportazioni di petrolio dell’Iran e l’uscita del Qatar dall’Opec pongono nuove problematiche ai paesi membri del Cartello.

Iran, timori eccesso offerta

Il calo dell’output di petrolio dell’Iran sarà compensato dai paesi membri dell’Opec. L’obiettivo è di evitare un nuovo eccesso di offerta della materia prima nel 2019.

Nell’ultimo meeting di Vienna è infatti stato deciso un taglio da parte dell’organizzazione mondiale di greggio.

Il ribasso dei prezzi e l’aumento della produzione sono stati alla base dell’intesa di tagliare l’output di 1,2 milioni di barili al giorno nell’anno venturo. Di questi, 800.000 a carico dei membri Opec ed i restanti 400.000 gravare sugli alleati guidati dalla Russia. Secondo le ultime stime degli analisti, previsto un calo della richiesta di petrolio su scala globale. Alla base di ciò l’acuirsi delle tensioni commerciali e diverse questioni geopolitiche non ancora risolte sia in Europa sia in America.

Analizzando i dati contenuti nel report mensile dell’OPEC, lo scorso mese di novembre è stato registrato un taglio di 110.000 barili giornalieri a quota 32,97 milioni di barili.

Da un lato ha influito la forte riduzione dell’Iran (-380000 barili giornalieri), compensata dall’incremento dell’Arabia Saudita (377.000) e degli Emirati Arabi Uniti (71.000).

Ecco perché il taglio di 800.000 barili giornalieri deciso dall’OPEC, da più parti non viene ritenuto sufficiente per evitare un nuovo eccesso di offerta della materia prima nel 2019.

Qatar addio Opec, nuove tensioni all’orizzonte

Pochi giorni prima del vertice di Vienna, il cartello ha “incassato” un duro ed inaspettato “colpo”: il Ministro dell’energia del Qatar, Saad Al-Kaabi, ha ufficialmente comunicato l’uscita del suo Paese dall’Opec. Membro storico dal 1961, con una produzione giornaliera di 600.000 barili, ha deciso di puntare sul gas naturale liquefatto (Gnl). Da gennaio 2019 si concentrerà maggiormente nella produzione di gas pur non abbandonando l’oro nero.

Il paese è oggi il più grande esportatore al mondo di Gnl e l’obiettivo dichiarato è di aumentarne la produzione da 77 milioni a 110 milioni di tonnellate.

La prima conseguenza di tale provvedimento, sono i rapporti ancora più tesi con l’Arabia Saudita, soprattutto dopo l’embargo imposto da quest’ultimo al piccolo paese del golfo dallo giugno dello scorso anno, accusato pubblicamente di sostenere il terrorismo.

Al momento sui mercati il prezzo del brent e del Wti sono pressoché stabili, scambiati rispettivamente a 60,21 e 51,18 dollari.

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