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Petrolio: prezzi in calo, al via sanzioni Iran

Entrano in vigore le sanzioni USA verso l’Iran. I prezzi del petrolio hanno intrapreso da più sedute un trend ribassista che ha portato il Brent ad essere scambiato al di sotto dei 73 dollari. Le previsioni degli analisti a seguito della decisioni sulle nuove misure restrittive dell’amministrazione Trump.

Petrolio e sanzioni Iran, previsioni

Dal 5 novembre reintrodotte le sanzioni Usa verso Teheran. Gli analisti ritengono che dopo una fase transitoria di ribassi dei prezzi del petrolio, all’orizzonte è probabile un repentino aumento delle quotazioni della stessa materia prima.

Si ritiene che a fronte di una diminuzione dell’offerta, non si riuscirà come in passato a soddisfare la domanda globale.È questo il motivo per cui alcuni paesi hanno richiesto una proroga nel breve termine per proseguire nell’importazione di petrolio iraniano.

Una delicata situazione che spiega perché la crescita dei prezzi del greggio si è interrotta ed ha intrapreso una scia discendente.

Si attendono nel breve conferme ufficiali su quali paesi saranno esentati. Si fanno i nomi di Giappone, India, Corea del Sud e Cina. Alla base di questo rinvio, il timore di provocare un brusco innalzamento dei prezzi proprio nel periodo più delicato che si appresta a vivere l’amministrazione Trump: l’importante test elettorale di Mid-term.

Gli esperti sottolineano che si tratta soltanto di una mossa temporanea del governo Usa, il cui intento non è segreto a nessuno: privare l’Iran di buona parte dei suoi introiti derivanti dall’export di greggio. Gli Stati Uniti infatti sono convinti che attraverso lo shale oil di propria produzione e l’aumento delle quote dei paesi OPEC, si colmerà facilmente la mancanza dell’output iraniano.

Nel prossimo vertice di dicembre l’OPEC analizzerà proprio la ridistribuzione delle quote all’interno dell’organizzazione petrolifera, con la Russia, paese alleato ma esterno al cartello, pronta anch’essa ad innalzare i livelli di immissione di petrolio sul mercato.

Petrolio quotazioni

Alcuni analisti rimangono però dubbiosi sulla reale capacità di aumento della produzione di greggio per soddisfare la domanda globale nel medio-lungo periodo. Ecco perché si stima una nuova crescita delle quotazioni della materia prima nel corso dei prossimi mesi e nella prima parte del 2019.

Al momento sui mercati il prezzo del Brent viene scambiato in calo dello 0,11 per cento a quota 72,75 dollari mentre il WTI è in ribasso dello 0,24 per cento a 62,99 dollari al barile.

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