HomeMercatiUnicredit al top in termini di responsabilità: parola di sindacati

Unicredit al top in termini di responsabilità: parola di sindacati

Esiste un ranking, un indice, che valuta le multinazionali dal punto di vista sindacale e di responsabilità civile. Quest’anno l’indice ha visto salire al top della classifica l’istituto Unicredit, che si è collocata ai vertici si una classifica di 100 imprese studiate dal progetto. L’indice viene elaborato dall’Ilo, l’organizzazione dei sindacati mondiali e europei e vanta la partecipazione-collaborazione di Filcam-Cgil, per un progetto cofinanziato dall’Unione europea dal nome Open EWC.

Unicredit non è l’unica impresa italiana entrata in classifica, perché fra le prime 26 vi sono aziende quali Autogrill, Enel, Assicurazioni Generali ed Eni. Male per i big della new economy che escono con le ossa rotte da questa analisi, con Uber che si pone al 77simo posto, Amazon al 79simo e Alibaba all’80simo. Al secondo posto del podio si trova Adecco, gruppo impegnato nel recruiting del personale per le aziende.

Come è stata costruita la classifica? Interessanti i parametri, che hanno coinvolto la trasparenza dei bilanci e la loro sostenibilità, quindi le condizioni di lavoro, l’attenzione per l’ambiente e soprattutto il rapporto dell’azienda con i sindacati. Ecco nascere parametri quali la parità di genere, la divisione del monte salari e gli incidenti sul lavoro. I dati sono frutto di questionari inviati direttamente alle aziende e pochi sono i dati che possono essere reperiti in autonomia.

Una bozza del progetto è stata quindi presentata a Budapest, ma bisognerà aspettare il mese di novembre per avere a disposizione una classifica completa. Gli addetti ai lavori lamentano, infatti, la scarsa partecipazione delle aziende al progetto, quando invece questo indice potrebbe rivelare molte caratteristiche interessanti in merito alla salute delle imprese e alle condizioni professionali dei loro lavoratori.

Unicredit è stata fra le imprese più collaborative, ma come tutte le altre multinazionali intervistate ha temuto le domande che interessano il fisco. Del resto, l’elusione fiscale e la scelta di indirizzarsi verso paradisi fiscali non è sicuramente un dato che fa onore alle multinazionali e può far cadere in un baleno il ranking costruito sulla base di altri dati. Un altro fattore che rende la ricerca alquanto fumosa è legata alla compilazione dei bilanci, perché è importante considerare che non esiste una legge internazionale che impone come vanno redatti.

Stessa questione per il tema del lavoro. Le multinazionali operano in diverse paesi e affrontano diverse legislature, quindi le variabili che devono essere considerate sono sicuramente molte. Molte multinazionali impiegano contratti nazionali, ma verificare il livello in comparazione risulta molto difficile, perché bisognerebbe leggerli con cura e comprendere se i livelli si equivalgono o se vi sono delle criticità e delle differenze notevoli, che abbasserebbero la qualità del lavoro in termini di retribuzione e di trattamento per i dipendenti.

Per ora un dato interessante che può essere estrapolato dall’indice interessa le differenze di retribuzione fra i dirigenti e i lavoratori ‘normali’. Si tratta di un dato molto interessante, che con l’avvento delle nuove tecnologie è salito esponenzialmente in tutto il mondo e che merita di essere approfondito non solo in termini sindacali, ma per fotografare un dislivello spesso poco giustificato e che dimostrerebbe un o scostamento troppo importante in termini di condizioni dei lavoratori.

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