In molti nel 2014 erano convinti che nel 2015 più o meno tutti i paesi sarebbero usciti dalla deflazione, ma non è proprio così. Siamo ancora in una situazione molto critica, e il 2015 probabilmente sarà un anno difficile come il 2014.
Dopo un mese caratterizzato da un ulteriore crollo dei prezzi del petrolio, la vittoria elettorale di Syriza in Grecia e i dati sui prezzi nell’area dell’euro deludenti, gli economisti sono tornati a parlare dell’argomento di questo articolo: la deflazione.
In tutto, otto paesi europei si sono avvicinati al fenomeno della deflazione quest’anno, secondo le previsioni annuali e trimestrali degli economisti. Per molti di questi paesi – Bulgaria, Croazia, Grecia, Polonia, Spagna e Svezia – la caduta dei prezzi sono stati costanti per almeno sei mesi dello scorso anno. Per quanto riguarda il Belgio, Estonia, Germania e Thailandia non si prevede di vedere una possibile deflazione su base trimestrale o annuale, ma c’è stato un sostanziale calo dei prezzi già nel primo mese del 2015.
L’Italia e la deflazione
Per gli altri paesi, il calo dei prezzi può essere più un fenomeno a breve termine ma potrebbe rischiare quindi diventare un incubo a lungo termine, per l’Italia però si prevede un recupero in extremis.
Per quanto riguarda l’Italia e l’area dell’euro in generale, i prezzi al consumo dovrebbero scendere tra il 0,1 per cento e 0,2 per cento nei primi tre mesi del 2015, quindi adesso ci troviamo a circa metà di questo percorso. Tuttavia l’Italia dovrebbe riuscire a chiudere l’anno in leggero rialzo. Le nuove previsioni della Commissione europea pubblicate il 5 febbraio sono però più pessimiste, e prevedono una seria deflazione dei prezzi sia per l’Italia che l’area euro per tutto il 2015.
A completare la top 10 (dei paesi più a rischio di deflazione) è la Svizzera, che probabilmente supererà la Bulgaria come paese più deflazionistico al mondo.
L’esportatore Europeo di orologi, prodotti di lusso e prodotti farmaceutici era già alle prese con i prezzi in fase di stagnazione da diverso tempo. L’inflazione infatti è aumentata in media delo 0,2 per cento nel 2014.
Secondo la testata Bloomberg, la cima dell’iceberg per il paese Svizzero, è stato quando la Banca Nazionale Svizzera ha sorpreso tutti il 15 gennaio scorso, rimuovendo il piolo a 1,20 al cross forex EURCHF, “tappo” che persisteva da oltre tre anni. Questo ha accentuato lo shock deflazionistico della Svizzera. Infatti, secondo recenti note di ricerca di Deutsche Bank e Rabobank, i prezzi per i consumatori svizzeri potranno scendere dell’1,5 per cento quest’anno.
Anche gli Stati Uniti, che continuano a fare record su record nel mercato del lavoro, ma tuttavia potrebbero essere nella zona rossa per la deflazione. Secondo la banca americana Merrill Lynch nel 2015 ci sarà un calo dello 0.5% nei prezzi dei beni dei consumi.